Sanremo, il Festival e le riflessioni su un teatro vintage

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Da tempo, i discografici e altri appassionati si chiedono se Sanremo debba fare un salto nel futuro per accogliere la crescente voglia di partecipazione al Festival. Con 15 mila richieste per l’Ariston nel 2024, la discussione è sempre più accesa.

Il CEO della Federazione Industria Musicale Italiana, Enzo Mazza, ha definito l’Ariston un “attrezzo” vintage e ha sollevato la questione degli investimenti nella città. Sanremo, secondo lui, riceve 5 milioni l’anno dalla RAI, ma la destinazione di questi fondi è un mistero. Senza ristrutturazioni o nuovi spazi per eventi, la domanda è: “A che scopo questo flusso di denaro, se non viene utilizzato per rinnovare la città?”

Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, ha difeso Sanremo paragonando l’idea di spostare il Festival a “pensare di spostare Wimbledon da Londra”. Tuttavia, ammette che la questione della sede è dibattuta, sottolineando il fascino unico dell’Ariston ma capendo le esigenze di chi desidera una struttura moderna.

Il sindaco di Sanremo, Alberto Biancheri, ha risposto alle critiche annunciando un’azione legale per proteggere l’immagine della città. Massimo Donzella, assessore ai lavori pubblici, edilizia privata e urbanistica, sottolinea il successo del Festival e critica chi mette in dubbio la veridicità di quanto accaduto, definendolo “qualcosa che non è né vero né verosimile”.

In un’atmosfera post-Festival, Sanremo si trova ora al centro di un dibattito tra chi ama il fascino vintage dell’Ariston e chi sogna un futuro più moderno. Una cosa è certa: la melodia delle discussioni su Sanremo non sembra destinata a spegnersi presto.”

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